Docente presso la Oxford University ed editorialista per il Financial Times, John Kay è all’apice di una lunga carriera nella finanza. La sua esperienza gli consente di spiegare chiaramente e con estrema ricchezza di dettagli la situazione attuale dell’industria finanziaria, parlandoci di una realtà che è molto più complessa di quanto si creda. “Other People’s Money: Master of the Universe or Servants of the People?” ci fa capire come la questione sia di estrema rilevanza per tutti, in quanto nessun Paese può sperare di prosperare senza un sistema finanziario efficace.
Come sottolinea l’autore, “molte buone idee diventano cattive idee se perseguite fino all’eccesso”: il settore finanziario si è evoluto e sviluppato negli ultimi quarant’anni secondo un processo che Kay definisce “financialization”. In un ormai lontano passato i manager e gli agenti conoscevano bene i loro clienti e le società che consigliavano; le banche mantenevano delle relazioni a lungo termine con le grandi compagnie con le quali lavoravano. Ora invece ci si concentra più sui commerci e sulle transazioni: le relazioni non contano più, contano invece gli studi, l’università, le competenze settoriali. “Questa gente così intelligente”, scrive l’autore, “sa gestire le cose decisamente peggio di come le gestivano i loro predecessori molto meno intellettualmente distinti”.
Secondo Kay la finanza andrebbe vista di più come una qualsiasi altra industria, dalle ferrovie all’energia elettrica, e andrebbe trattata seguendo gli stessi principi. C’è davvero la necessità di una riforma che ristabilisca quelli che sono gli obiettivi originari, cioè incontrare i bisogni della vera economia. Il lavoro di John Kay è affascinante e illuminante: segue il pensiero asciutto e limpido dell’autore e rappresenta di fatto una riflessione utile e necessaria per chiunque sia interessato a occuparsi del settore finanziario.
Andrea Sutto