“Why I left Goldman Sachs: A Wall Street Story”: la recensione di Andrea Sutto

Greg Smith entra in Goldman Sachs nel 2000, a 21 anni, dopo la laurea a Stanford. Ne esce nel 2012 con il dente avvelenato: è reduce da un’importante scalata professionale che lo ha portato a ricoprire l’incarico di Direttore Esecutivo responsabile della gestione dei derivati del patrimonio dell’impresa commerciale in Europa, Medio Oriente e Africa. Da quando è entrato nell’istituto di credito come stagista, ha vissuto per anni e in prima persona quello che descrive come un evidente naufragio etico che ha cancellato del tutto gli originari principi della banca basati sul lavoro di squadra, sull’integrità e sull’umiltà. Greg Smith aveva già indicato con chiarezza i responsabili di questo decadimento nell’editoriale del marzo 2012 uscito sul New York Times, in un articolo che in pochissime ore ha fatto il giro del mondo ed è stato letto da più di 3 milioni di persone: Greg Smith definiva il suo ambiente “tossico” e “distruttivo”. Anche l’allora sindaco di New York City Michael Bloomberg si era espresso in merito, definendolo un editoriale “ridicolo” e frutto dell’ira di “un impiegato scontento”.

L’editoriale, intitolato “Why I Am Leaving Goldman Sachs”, è stato ampliato e approfondito in un libro di circa 280 pagine pubblicato negli USA da Grand Central Publishing il 22 ottobre 2012, con il titolo “Why I Left Goldman Sachs: A Wall Street Story”. Il racconto dell’ex dirigente inizia dalle prime esperienze come stagista, tra fotocopie e pranzi da ordinare per venditori e trader schizzinosi, fino alla politica del “take-the-money-and-run” (prendi i soldi e scappa). Greg Smith, da parte sua, non dimentica il primo dei “Business Principles” imparato in Goldman Sachs, la regola secondo la quale l’interesse del cliente dovrebbe sempre venire prima di ogni altra cosa. Smith porta il lettore a immergersi nella sua personale vicenda, scoprendo come nel corso degli anni questo primo principio si sia trasformato per assecondare regole affaristiche, secondo le quali l’unico vero scopo è trarre il maggior profitto dai clienti, che vengono sempre più sviliti e truffati fino a essere definiti dei veri e propri “muppets”, pupazzi nelle mani della banca.

La Wall Street corrotta e piena di conflitti di interessi che ha portato allo scoppio della crisi economica mondiale è ben rappresentata nel libro di Greg Smith, che riprende lo spirito dell’editoriale del New York Times con la stessa invettiva, senza però aggiungere contenuti e dettagli di particolare rilevanza. In molti hanno messo in dubbio la credibilità dell’ex manager, ma questo non ha arrestato le vendite del suo libro. Dopo venti mesi di tentativi e di inutili dialoghi con nove partners di Goldman Sachs, Greg Smith ha deciso di voltare le spalle alla carriera per fare l’unica cosa che avrebbe davvero potuto scuotere l’opinione pubblica: raccontare la propria personale esperienza di insider, per cambiare il sistema che in quasi dodici anni di professione l’ha portato all’esasperazione.

Andrea Sutto

 

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...