Steven D.Levitt è un’economista americano del tutto atipico e sopra le righe. Carattere che si rispecchia fortemente nel libro “Freakonomics. Il calcolo dell’incalcolabile”, best-seller scritto nel 2005 insieme al giornalista Stephen J.Dubner, e seguito diversi anni dopo da un documentario omonimo.
Condito da un linguaggio ostile al politically correct, il volume si lancia in una disamina curiosa sui comportamenti sociali ed economici degli esseri umani, cercandone cause e soluzioni: esiste una correlazione tra il nome di battesimo e il proprio destino? Perché la maggior parte degli spacciatori vive ancora con la madre? Pur usando la scienza e il calcolo statistico quale metodo per individuare i meccanismi che si celano dietro le quinte delle azioni umane, Levitt riconosce quanto i risultati empirici trovati nel suo saggio possano facilmente essere interpretati in maniera differente a seconda di chi li osserva.
Economia dei fenomeni insondabili, la Freakonomics è un campo di studi che cerca di spiegare in maniera oggettiva l’origine delle devianze sociali. Missione cui gli stessi inventori di questa materia (sempre Levitt e Dubner), in maniera autoironica, difficilmente attribuiscono la possibilità che riesca a produrre una verità condivisa. Questo perché, come scritto dall’autore: “Si tende ad associare la verità alla convenienza, ossia con quanto non disturba il proprio interesse, il proprio benessere o il proprio comodo”. Nel presente libro non esistono parabole o tesi autoconclusive. Al contrario, vi è un costante invito al lettore a pensare sempre fuori dagli schemi, senza lasciarsi ingannare dai pregiudizi, dai mass media e dai fanatismi di natura religiosa o politica.
Andrea Sutto